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Categoria: insetti

Insetti impollinatori

Sono insetti impollinatori (o anche insetti pronubi) tutte le specie che trasportano il polline da un fiore all’altro, permettendo in questo modo la produzione di frutti e la riproduzione delle piante. Il 90% delle specie vegetali vengono impollinate da questi insetti e il 75% delle piante da frutto e degli ortaggi consumati dall’uomo dipende in buona parte dal lavoro degli impollinatori.

Insetti impollinatori

Quando si parla di impollinatori il pensiero corre alle api, ma ci sono molte altre specie di insetti che trasportano il polline da un fiore all’altro (e persino alcuni animali, come i pipistrelli e i colibrì). Ecco chi sono:

Imenotteri: gli imenotteri sono gli impollinatori più conosciuti: appartengono a quest’ordine le api, i bombi e le vespe. Nel caso delle api, le zampe posteriori sono modificate per “spazzolare” i fiori e raccogliere grandi quantità di nettare da portare all’alveare.

Leggete anche: Differenze tra ape e vespa

Lepidotteri: all’ordine dei lepidotteri appartengono le farfalle e le falene: queste specie volano da un fiore all’altro alla ricerca di nettare e durante i loro viaggi trasportano grandi quantità di polline.

Ditteri: all’ordine dei ditteri appartengono le mosche e le zanzare; le mosche sono attratte dal nettare, di cui sono ghiotte. I chicchi di cacao, per esempio, si formano grazie all’azione impollinatrice dei moscerini Forcipomyia.

Coleotteri: anche i coleotteri contribuiscono a trasportare il polline, nonostante siano meno efficienti delle api e delle farfalle.

Rincoti: a quest’ordine appartengono le cimici.

Ortotteri: a questa famiglia appartengono grilli, locuste e cavallette.

Gli insetti impollinatori sono in pericolo

Negli ultimi anni il numero di insetti impollinatori si è drasticamente ridotto: la popolazione di api mellifere è più che dimezzato e negli Stati Uniti il numero di farfalle monarca è ai minimi storici (nel 2018 sono migrate l’86% delle farfalle in meno rispetto al 2017).

Le cause che stanno portando gli impollinatori all’estinzione sono numerose e gli scienziati non le hanno ancora comprese appieno; i pesticidi sono i principali responsabili della moria di api, che subiscono i effetti per generazioni, ma anche l’inquinamento, il cambiamento climatico e la distruzione dei loro habitat naturali sembrano incidere negativamente.

Il 20 maggio si celebra la Giornata mondiale delle api per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere gli insetti impollinatori. Su portalebambini.it è disponibile un percorso didattico interdisciplinare per conoscere meglio le api, il loro mondo e ciò che le minaccia.

Differenze tra ape e vespa

Che differenze ci sono tra ape e vespa? Leggi questo articolo per scoprirlo.

Differenze tra ape e vespa

Forma del torace e dell’addome

Il modo più semplice per distinguere un’ape da una vespa è osservare con attenzione l’addome.
Le vespe hanno l’addome di forma allungata e affusolata (in alcune specie ha una forma simile a un’anfora); diversamente, le api hanno l’addome tondeggiante. Inoltre, l’addome delle vespe è liscio, mentre quello delle api è coperto da una sottile peluria, utile a immagazzinare il polline e a favorire il processo di impollinazione. Il torace delle vespe è nero mentre quello delle api è coperto da una peluria più chiara, che gli conferisce un caratteristico colorito dorato.

Una vespa
Due api

Colori

Le api hanno l’addome attraversato da strisce gialle e nere di forma regolare mentre le vespe hanno motivi gialli e neri di forma variabile, costituiti da strisce e punti.

Pungiglione

Il pungiglione della vespa è liscio e può essere utilizzato per pungere ripetutamente la vittima; le vespe sono insetti aggressivi, che non esitano a pungere prede, intrusi e chiunque venga percepito come una minaccia. Il pungiglione delle api, invece, è seghettato: quando un’ape punge, il suo pungiglione rimane conficcato nella carne della vittima strappando gli organi interni dell’insetto, che muore poco dopo.

Società

Le api vivono all’interno di strutture sociali complesse, gli alveari. Ogni alveare ha una regina e numerose operaie, altamente specializzate. Le api si nutrono di nettare, polline e miele dopo averlo raccolto dai fiori. Il nettare in eccesso viene lavorato e trasformato in miele, che in natura costituisce l’alimento invernale delle api. Per approfondire questo argomento ti consigliamo di leggere il nostro articolo: Cosa mangiano le api?

Le vespe vivono in colonie più piccole, i vespai. All’interno di un vespaio si possono trovare più regine. A differenza delle api, le vespe non producono il miele: sono onnivore e possono nutrirsi di insetti, frutta o altri cibi, compresa la maggior parte degli alimenti umani.

La mantide religiosa è pericolosa per l’uomo?

La mantide religiosa è pericolosa per l’uomo? Le mantidi europee (nome scientifico Mantis religiosa) sono predatori formidabili. Fortunatamente, sono assolutamente innocue. Questo vale anche per le altre specie di mantidi, come la pittoresca mantide orchidea.

La mantide religiosa è pericolosa per l’uomo?

Come la maggior parte dei predatori, la mantide religiosa non attacca prede più grosse di lei se non si trova in pericolo di vita. Anche se ci avviciniamo a una mantide, l’insetto cercherà di fuggire o si immobilizzerà come prima strategia difensiva. Solo nel caso in cui provassi ad afferrarla potresti incorrere in un attacco da parte sua.

La mantide può mordere con le sue mandibole o graffiare con le zampe anteriori uncinate (le stesse che utilizza per intrappolare senza scampo le sue prede). In entrambi i casi è assolutamente innocua per l’uomo: non secerne veleno o sostanze irritanti e la sua bocca non è in grado di penetrare la pelle umana.

Non iniettando sostanze attive nel nostro organismo e non causando ferite da morso non c’è pericolo né di reazioni allergiche (shock anafilattico) né di infezioni.

In conclusione, possiamo affermare che la mantide religiosa non è pericolosa per l’uomo. Se hai sentito dire il contrario, si tratta sicuramente di leggende metropolitane; al contrario, questo insetto è utile per l’ambiente in quanto si nutre di insetti potenzialmente dannosi e contribuisce a mantenere in equilibrio l’ecosistema.

Cosa mangiano le coccinelle

Cosa mangiano le coccinelle? Le coccinelle mangiano principalmente afidi, un tipo di piccoli insetti senza ali. Se non riescono a trovare gli afidi di cui sono ghiotte, mangiano uova di insetti, acari o perfino funghi.

Cosa mangiano le coccinelle?

La dieta delle coccinelle è composta prevalentemente da afidi, piccoli parassiti delle piante privi di ali. Le larve di coccinella sono particolarmente voraci: una larva può divorare fino a 200 afidi ogni settimana. Le coccinelle depongono le uova sulle foglie infestate da questi insetti. Nel corso della sua vita, una singola coccinella può mangiare fino a 5000 afidi!

afidi cosa mangiano le coccinelle
Un afide: il pasto principale della maggior parte di specie di coccinella.

Gli afidi hanno sviluppato una strategia molto particolare per sfuggire alle coccinelle: quando vedono uno di questi insetti posarsi vicino a loro, si lasciano cadere al suolo, sfruttando la forza di gravità. In questo modo rendono più difficile al predatore la ricerca. Sfortunatamente per gli afidi, le coccinelle possono volare, spostarsi velocemente e non hanno alcuna intenzione di rinunciare al loro spuntino.

Un altro alimento presente nella dieta delle coccinelle sono le cocciniglie o coccidi. Anche questi insetti sono fitofagi che infestano le piante.

Infine, le coccinelle non disdegnano uova e larve di sirfidi e neurotteri.

cosa mangiano le coccinelle
Una coccinella arlecchino (Harmonia axyridis): questa specie è una predatrice particolarmente vorace.

Scopri anche:

Quanto vive una farfalla?

Quanto vive una farfalla? È vero che questi insetti muoiono dopo poche ore o dopo un solo giorno di vita? In questo articolo risponderemo a questa domanda facendo chiarezza sul tema.

Quanto vive una farfalla?

Prima di rispondere a questa domanda, devi sapere che esistono migliaia di specie di farfalle, molto diverse tra loro.

Qualche esempio:

Le falene e le sfingidi hanno vita breve: non più di una settimana. Infatti, il loro sistema boccale non permette di nutrirsi adeguatamente; dopo aver conservato le scorte di grassi accumulate durante lo stadio larvale, muoiono per incapacità di nutrirsi.

Il macaone (nome scientifico Papilio machaon) vive all’incirca per due settimane.

La cavolaia maggiore (nome scientifico Pieris Brassicae), flagello degli agricoltori italiani vive all’incirca per un mese.

Le farfalle monarca (nome scientifico Danaus Plexippus), insetto simbolo degli Stati Uniti d’America, possono vivere fino a 8 mesi se trovano un riparo per l’inverno.

Anche la Vanessa Io (Inachis io) può sopravvivere all’inverno, arrivando a vivere 6-8 mesi.

La durata vitale di una farfalla dipende in gran parte dalla sua alimentazione: le specie che non sono in grado di nutrirsi in modo efficace vivono pochi giorni o una settimana; le farfalle che si nutrono di nettare possono sopravvivere fino a un paio di mesi mentre le specie che si nutrono anche di polline possono sopravvivere fino a 8 mesi, grazie ai preziosi nutrienti che possono introdurre nel proprio organismo.

Naturalmente l’aspettativa di vita delle farfalle è influenzata dai predatori e anche dalla cattività: le farfalle allevate in cattività hanno un’aspettativa di vita inferiore alle loro controparti selvatiche, anche per l’impossibilità di riprodurre in laboratorio la varietà nutrizionale a cui hanno accesso in natura.

Inoltre è bene sapere che la farfalla è lo stadio adulto dei lepidotteri, che nel corso del loro ciclo vitale passano attraverso vari stadi: escono dall’uovo sotto forma di larve (bruchi), dopo aver accumulato scorte alimentari sufficienti passano allo stadio di pupa (crisalide) da cui infine escono (sfarfallamento) sotto forma di esemplari adulti (farfalle).

Ragni velenosi in Italia

Sapevi che esistono alcune specie di ragni velenosi in Italia? Il loro veleno non può rivaleggiare con quello dei ragni velenosi australiani e americani, ma conoscerli è comunque importante.

Ragni velenosi in Italia

Nel nostro paese sono due le specie che hanno una certa rilevanza medica: il ragno violino (nome scientifico Loxosceles rufescens) e la vedova nera europea o malmignatta (nome scientifico Latrodectus tredecimguttatus).

Prima di addentrarci alla scoperta di queste due specie, vogliamo rassicurarti: le vittime in Italia sono pochissime e solitamente si tratta di persone che hanno gravi problemi di salute preesistenti. Ciononostante è bene conoscere questi ragni e le loro abitudini.

Ragno violino

Il ragno violino è un artropode di piccole dimensioni (il corpo del maschio non supera i 6-7mm mentre la femmina può raggiungere i 9mm) di colore marrone.

Questa specie è attiva di notte: di giorno dorme rintanato nelle nostre case o negli anfratti tra le rocce. Il morso è indolore e i sintomi compaiono solo dopo 48-72 ore dall’inoculazione del veleno. A causa del morso indolore, spesso le vittime non sanno di essere state avvelenate da un ragno violino.

I sintomi dell’avvelenamento comprendono formicolio, bruciore e ecchimosi dell’area colpita, che può persistere per diverse settimane. In un ristretto numero di casi la ferita si ulcera e compaiono sintomi più gravi come febbre, emorraggie e danni ai muscoli e agli organi interni.

Chi viene morso da un ragno e accusa sintomi simili a quelli appena descritti dovrebbe chiamare al più presto il centro antiveleni. Inoltre, è sempre buona norma catturare il ragno (vivo o morto), per facilitare il riconoscimento e la scelta dell’antidoto più adatto.

ragni velenosi in italia

Vedova nera europea

Questo ragno ha l’addome nero, di forma sferica, con tredici piccole macchie rosse (in alcuni esemplari le macchie sono gialle o biancastre). La femmina raggiunge al massimo i 15mm di dimensioni: anche in questo caso si tratta di un artropode di piccole dimensioni, che passa spesso inosservato.

La malmignatta vive nei campi, specialmente dove l’erba è alta. È possibile incontrarla anche lungo le mulattiere e tra la macchia mediterranea. In passato costituiva un problema per i contadini che raccoglievano il grano a mano; oggi le vittime sono rare e sono perlopiù bambini o escursionisti.

La femmina secerne un veleno pericoloso. Il suo morso è indolore, ma dopo alcune ore compaiono i primi sintomi: intenso bruciore dell’area colpita, nausea, vomito e dolori addominali. Nei soggetti allergici il veleno potrebbe causare uno shock anafilattico o squilibri cardiaci.

Insetti commestibili

Gli insetti commestibili potrebbero diventare futuro dell’alimentazione umana: il loro valore biologico è molto elevato; inoltre l’allevamento degli insetti da mangiare è particolarmente sostenibile se confrontato con l’allevamento intensivo di bovini, suini e pollame.

Ma quali sono gli insetti commestibili? In questo articolo ti guideremo alla scoperta delle specie che attualmente si possono commercializzare in Italia per l’uso umano.

Quali sono gli insetti commestibili?

Il primo insetto che è stato approvato all’interno dell’Unione Europea per il consumo alimentare è la tarma o camola della farina (nome scientifico Tenebrio molitor).

allevare camole della farina

Chi l’ha assaggiata sostiene che questo insetto, dopo la cottura e l’essiccazione abbia un sapore simile a quello delle arachidi. Niente male, vero?

In seguito è stato approvato anche il consumo di grilli (nome scientifico Acheta domesticus) e cavallette.

allevare grilli

Se per noi europei l’idea di mangiare insetti è ancora “estrema”, in altre parti del mondo è una tradizione ben consolidata.

Inoltre, dopo la cottura e l’essiccazione gli insetti si possono trasformare in “farina”; questo sfarinato proteico si può utilizzare miscelato con farine tradizionali per produrre alimenti dall’elevato valore biologico.

Gli insetti sono un alimento sicuro?

Assolutamente sì. Prima di approvare queste specie per il consumo alimentare, l’ente regolatore europeo li ha sottoposti a severissimi test per assicurarsi che non costituissero un pericolo per la salute umana.

Insetti domestici

Gli insetti domestici sono un’opportunità fantastica se desideri allevare un animale ma hai poco tempo e spazio. La maggior parte degli insetti si può allevare in terrari di dimensioni contenute, senza particolari esigenze di illuminazione e riscaldamento. Inoltre la spesa per mantenerli sarà minima. In questo articolo ti presenteremo le specie più adatte all’allevamento in cattività.

Insetti domestici

Clicca sulle immagini o sui pulsanti qui sotto per accedere alla scheda di allevamento di ciascuna specie. Se vuoi allevare un insetto devi assolutamente conoscere ciò di cui ha bisogno.

insetto stecco

Specialisti del mimetismo, gli insetti stecco sono adatti anche agli allevatori alle prime armi.

insetto foglia

Gli insetti foglia hanno forme e colori spettacolari e sono adatti ai principianti.

millepiedi gigante africano 1

Il millepiedi gigante africano è un fantastico animaletto da compagnia!

La blatta fischiante del Madagascar è l’unica specie di insetto capace di fischiare.

mantide orchidea

È possibile allevare diverse specie di mantide, tra cui la straordinaria mantide orchidea.

Le scolopendre giganti sono molto ricercate dagli allevatori, ma il loro morso è velenoso.

allevare formiche

Allevare un formicaio è un’esperienza istruttiva e indimenticabile.

allevare farfalle

Allevare specie di farfalle a rischio di estinzione è un gesto etico.

allevare grilli

In Cina i grilli sono considerati animali domestici portafortuna sin dall’antichità.

Prima di allevare insetti…

Gli insetti non possono comunicare con noi; non per questo non hanno esigenze particolari: alimentazione, stabulazione, umidità, compagnia. Prima di acquistare un insetto domestico, ti raccomandiamo di informarti adeguatamente sulle sue esigenze per allevarlo in modo consapevole e rispettoso.

Gli insetti domestici sono illegali?

Forse ti starai chiedendo se allevare un insetto sia legale oppure no. La normativa italiana non prevede restrizioni al riguardo, dunque mantenere un insetto in cattività è perfettamente legale, così come è possibile acquistarli presso un rivenditore. L’unica eccezione è costituita dalle specie esotiche invasive e dalle specie in via di estinzione; per conoscere queste specie è sufficiente consultare l’apposito elenco ministeriale. Nessuna delle specie che ti abbiamo proposto in questa pagina rientra nella lista.

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Insetti domestici, allevare insetti

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Frupus, CC BY-NC 2.0
Green Baron Pro, CC BY-NC 2.0
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Bernard Dupont, CC BY-SA 2.0
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Mantide orchidea

La mantide orchidea (nome scientifico Hymenopus coronatus) è un insetto che vive nelle foreste pluviali del sud-est asiatico. La mantide orchidea si mimetizza perfettamente tra i fiori delle orchidee selvatiche presenti nel loro habitat.

Habitat, aspetto e comportamento

La mantide orchidea ha sviluppato il suo corpo per mimetizzarsi tra i fiori di orchidea selvatica: le quattro zampe sono dotate di membrane che le rendono simili a quattro petali. Il corpo è rosa con sfumature più chiare, ma può variare in base al colore dei fiori. Sono state individuate anche mantidi orchidea col corpo marrone.

Questa specie di mantide ha abitudini insettivore: si nutre di farfalle, mosche e di altri insetti impollinatori. Quando una preda si avvicina al fiore, la mantide la afferra con la coppia di zampe anteriori seghettate e la decapita con un morso.

Ciclo vitale. Le mantidi escono dalle uova allo stadio di preneanidi; fanno subito una prima muta divenendo neanidi, ovvero piccole mantidi sessualmente immature. Le neanidi aumentano le proprie dimensioni tra una muta e l’altra, fino a raggiungere lo stadio adulto. Il periodo della muta è particolarmente delicato: l’insetto non deve essere disturbato e deve avere lo spazio per uscire dalla crisalide senza ferirsi.

Scheda di allevamento

La mantide orchidea deve essere allevata in un terrario umido ma ben arieggiato. Per mantenere l’umidità a un livello ottimale (intorno all’80%) è necessario nebulizzare due volte al giorno, mattina e sera, tutta la superficie del terrario. Per quanto riguarda l’aerazione, le pareti del terrario dovrebbero essere traspiranti (utilizzando ad esempio delle zanzariere). Esistono terrari appositi con le pareti a zanzariera, particolarmente adatti per questa specie. Il terrario dovrebbe essere sviluppato in altezza per almeno 20-30 cm, per permettere alla mantide di muoversi.

Se possibile il terrario andrebbe decorato con un’orchidea, per permettere alle mantidi di sfruttare la superficie verticale costituita dallo stelo.

Le mantidi si possono nutrire con insetti impollinatori più piccoli di loro, come farfalle e mosche. Non devono essere somministrate api, vespe o calabroni.

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Millepiedi gigante africano

Il millepiedi gigante africano (nome scientifico Archispirostreptus gigas) è la specie vivente di millepiedi più grande che ci sia. Il suo corpo può superare i 30 cm di lunghezza e i 6 cm di circonferenza. È bene sottolineare come non esista un’unica specie di millepiedi gigante: il genere Archispirostreptus conta ben 26 specie simili tra loro.

Habitat, aspetto e comportamento

Questa specie è comune nelle foreste umide dell’Africa orientale e nelle aree meridionali della Penisola arabica.

Il millepiedi gigante – a dispetto del nome – possiede poco più di 250 zampe. Il numero delle zampe cambia da esemplare a esemplare e può aumentare in modo permanente ad ogni muta. L’esoscheletro è di colore nero o bruno, anche se esistono esemplari che presentano delle fasce chiare tra un anello e l’altro. Le zampe solitamente sono di colore più chiaro.

La dieta è prevalentemente vegetariana, di tipo detritivoro: si nutre esclusivamente di sostanza organica in decomposizione, come le piante marcescenti. Per questa ragione la specie è diffusa nelle foreste, in cui c’è abbondanza di legno morto.

Il millepiedi gigante è un animale particolarmente docile: se si sente in pericolo, si richiude su se stesso a spirale e secerne un liquido maleodorante e blandamente irritante. A differenza dei centopiedi (conosciuti anche come scolopendre), il millepiedi gigante non possiede zanne né veleno, dunque non costituisce alcun pericolo per l’uomo.

Scheda di allevamento

Il terrario deve misurare almeno 50 cm di larghezza e deve contenere un substrato composto da torba o terriccio non concimato. In superficie bisogna posizionare qualche pezzo di corteccia e uno strato di foglie morte dell’altezza di 4-5 cm. Alcuni allevatori consigliano di inserire anche rami su cui il millepiedi si possa arrampicare.

Trattandosi di un animale notturno, non è necessario prevedere un impianto di illuminazione né occorre riscaldare la teca.

Per quanto riguarda l’alimentazione, oltre alle foglie morte che devono essere presenti in abbondanza si possono somministrare piccole quantità di frutta matura e cibo in scaglie per rettili. È bene vaporizzare dell’acqua nella teca una volta al giorno per mantenere umido l’ambiente.

ATTENZIONE: a causa degli acari che vivono in simbiosi sul corpo di questa specie in alcuni paesi (tra cui gli USA) l’importazione e l’allevamento sono vietati. In Italia la vendita è libera.

Allevamenti di millepiedi giganti africani in Italia

Sweet Reptiles Family
Dove si trova? Provincia di Trento

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